martedì 28 dicembre 2010

Aspettando il pan e vin

Le origini del panevin sono sicuramente antichissime; nato come rito che coinvolge il fuoco e la terra, fu poi influenzat
La tradizione del Panevin fonda le sue radici nel lontano periodo celtico (circa V sec. A.C.) presso l'antico popolo dei Veneti; questo falò serviva per evocare il ritorno del sole sulla terra, cioè l'allungarsi delle giornate che inizia dal solstizio d'inverno. Il fuoco serviva per celebrare questo giorno che con il calendario Giuliano coincideva con il 25 dicembre.
Nel Medioevo, con l'evangelizzazione delle campagne venete, il Panevin perse le sue origini pagane assumendo una connotazione cristiana. Il falò venne spostato al giorno dell'Epifania per ricordare i Re Magi che portarono i doni a Gesù Bambino. Secondo la leggenda i falò della campagna veneta furono loro utili per trovare la via di Betlemme essendosi persi.
Al loro ritorno, racconta sempre la leggenda, non vedendo nessuna luce nella campagna, si persero nuovamente nella pianura Padana andando a morire nel Milanese (ciò sarebbe testimoniato dalla presenza nel Duomo di Milano di un sarcofago con l'iscrizione "trium Magerum"). Nella notte del 5 gennaio nel Medioevo, come anche oggi, l'occasione del falò forniva al popolo un momento di unione e ritrovo con tutta la comunità cittadina davanti a un buon bicchiere di vino caldo (brulè) e un pezzo di pinza.
Una delle principali tradizioni legate al Panevin è quella di osservare in che direzione va il fumo; in base a questa, i contadini trevigiani predicevano se il raccolto dell'annata sarebbe stato buono o cattivo e oggi la predizione viene estesa agli eventi personali.Questo momento è detto dei "pronosteghi" e funziona, all'incirca, secondo quanto recita un detto popolare come il seguente, anche se ne esistono molti altri:
"falive a matina, tol su el saco e va a farina" (cioè se la direzione presa dal fumo e dalle faville è il nord o l'est, prendi il sacco e vai ad elemosinare)
"se le falive le va a sera, de polenta pien caliera" (se la direzione è ovest o sud, il raccolto sarà buono...quindi la pentola sarà piena di polenta)
"se le falive le va a garbin tol su el caro e va al mulin" (se la direzione è del libeccio per l'abbondanza devi andare a prendere la farina con il carro).
Anche oggi la tradizione del Panevin è molto diffusa nel trevigianore la via ai Re Maghi ch




panevin provincia treviso

e si erano smarriti

7 commenti:

  1. non sapevo questa cosa dei re magi!!
    che bello ricordare e continuare queste tradizioni!!

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  2. Nemmeno io sapevo niente del Panevin, interessante! :D Buono il vin brulè *__* Ma la pinza cos'è? Una pizza? Dolce o salata?

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  3. Che bello!!! I proverbi veneti sono il top!!! :-)))

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  4. Knit: fichissimo! ma mi sa che una cosa dl genere ce l'abbiamo anche noi.. solo che non mi ricordo bene i dettagli,ehm..:)
    a me i riti pagani, legati alla natura, piacciono un sacco :D
    eheheheeh!

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  5. :O anche io adoro queste cose *__*
    sai che io ricordo che quand'ero bambina si faceva il falò pure qui, con la vecchiaccia? mi pare si bruciasse un pupazzo di stoffa...ma penso che poi sia stato bandito, perché pericoloso da fare in città - ne ho un ricordo molto vago, dovevo essere piccolerrima :(

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  6. Ahhh che bello questo post sulle tradizioni :=DDDD Brava Alessia!

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  7. Che bello questo post, ed è molto bello il tuo blog, sei bravissima.A presto.Silvia

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